Stradedarts si occupa dal 1988 di Rigenerazione e Riqualificazione urbana attraverso il Muralismo pittorico e la Street Art. Quali sono i valori che
contraddistinguono la vostra realtà e che orientano il vostro lavoro?
Stradedarts nasce spontaneamente dalla nostra passione, prima, per il Graffiti Writing e poi per la Street Art. La nostra sede è nella zona 6 di Milano, dove abbiamo mossa i nostri primi passi, dando nuova vita a muri abbandonati e di fatto restituendoli alla comunità. Il nostro valore è sempre stato questo, il bello, visto attraverso queste culture e linguaggi, che hanno saputo trasformare “non luoghi” in veri e propri musei a cielo aperto. Abbiamo cercato di restituire qualcosa al nostro territorio, al luogo dove siamo nati e dove ancora oggi amiamo lavorare.
Come ha avuto origine la vostra passione per la Street Art? Come si è trasformata in una professione?
Nel 1988, Marco Mantovani in arte KayOne, art director di Stradedarts si è innamorato di questa cultura, attraverso un semplice libro “Subway Art”, una “bibbia” nel mondo del Graffiti Writing. È bastato semplicemente trasferire questa passione ed energia alle persone più vicine, cercando di rispondere alla nascente richiesta, di utilizzo di questo fantastico linguaggio, in ambito professionale. Non è forse questa la storia dell’arte, grandi mecenati che hanno saputo essere committenze illuminate, per grandi artisti? Ecco noi abbiamo cercato di diventare il collante tra questi due mondi.
Quando abbiamo ricevuto la vostra proposta di riqualificare il muro che si trova nella nostra sede in Via Giambellino, grazie all’intervento dell’artista SteReal, non potevamo che esserne entusiasti.
La rigenerazione urbana è un obiettivo che ci accomuna, infatti ACTL, con il progetto JAM115 ha il duplice obiettivo di riqualificare un building storico secondo un’ottica di sostenibilità e, al contempo, di insediare un polo culturale in un quartiere attualmente in fase di sviluppo.
Per questo mi chiedo, qual è il legame tra la Street Art e la riqualificazione urbana? Nello specifico, cosa vi ha fatto avvicinare al quartiere di Giambellino?
Il muro realizzato da SteReal per Via Giambellino è un perfetto esempio di come Stradedarts si muova sul nostro territorio. Mettendo in contatto strutture e aziende come la vostra, con artisti interessati a lasciare il proprio lavoro in determinati contesti e luoghi, facilitando la collaborazione e facendo di fatto nascere nuove sinergie. I fruitori di tutto questo sono i cittadini e residenti che hanno apprezzato, con tante testimonianze durante tutta la realizzazione dell’opera. Il municipio 6 è la zona dove noi abbiamo la nostra sede e galleria, il luogo dove viviamo, lavoriamo e che vogliamo far crescere e stimolare con i nostri interventi…il nostro lavoro ci ha portato in tutta Italia, ma noi amiamo tornare sempre qui.
Il murales che hai realizzato sul muro in via Giambellino raffigura una donna, soggetto ricorrente di SteReal, accompagnata da una frase “Ricordati che certi fiori non fioriscono ovunque”. Ti andrebbe di spiegarci qual è il significato dell’opera e qual è l’idea che ti ha portato a realizzarla?
Da sempre il lavoro di Stefania Marchetto in arte SteReal è dedicato alle donne…occupandosi di denunciare e rendere ben visibile ai nostri occhi, le tante problematiche al femminile. Tanti sono i temi che ha affrontato, sempre in maniera delicata, ma puntuale. Nel caso del muro di Via Giambellino, SteReal ha parlato di un problema tristemente attuale, la violenza sulle donne. Un viso in cui tutte le donne si possono riconoscere, un fiore che va protetto e non strappato come ormai succede troppo spesso.
Stradedarts collabora con altri soggetti sul territorio?
Stradedarts collabora con tutti gli artisti che hanno al centro del loro agire il Graffiti Writing e la Street Art, il nostro focus è su queste espressioni. Il nostro progetto “Street Players” all’Ippodromo del Galoppo di Milano, coinvolge quasi 500 artisti, numeri impensabili quando abbiamo iniziato, ma che oggi fanno ben capire la portata di questa cultura, che ha cambiato la pelle delle nostre città.
Sulla base della vostra esperienza nel settore, in che modo la Street Art diventa strumento di aggregazione all’interno di un territorio? Possiamo immaginare la convivenza di iniziative che promuovono l’arte a momenti volti a rafforzare le relazioni tra gli abitanti del quartiere?
Da molto ormai i nostri interventi più grossi sono seguiti da molti cittadini e da diverse associazioni che organizzano veri e propri “Street Tour” per vedere e spiegare i nostri lavori. Questo avvicina le persone alla nostra cultura e crea di fatto una coesione tra noi e loro, che va oltre all’opera stessa. Questa relazione rafforza anche l’attaccamento dei cittadini stessi alle opere, facendoli diventare in sostanza i custodi e primi fruitori. Emblematico in tal senso è il nostro intervento “Corba” al “Villaggio dei Fiori”, tra Largo dei Gelsomini e Primaticcio…dove in questa zona popolare i residenti proteggono e custodiscono le opere come se fossero lì da sempre, proprio perché i nostri interventi vengono percepiti così, un gesto reale d’attenzione al luogo dove vivono.
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