Inwit è il primo Tower Operator italiano con 23.000 torri sparse sul territorio nazionale. In che modo questa capillarità può contribuire allo sviluppo digitale del Paese?
Con la loro capillarità le torri contribuiscono all’abilitazione della trasformazione digitale del Paese a supporto degli operatori, delle utilities ed industry e ne diventano elemento fondamentale. Oltre a garantire la copertura 4G e 5G,
la cui importanza si è manifestata ancora di più durante il periodo di pandemia, la torre è oggi un oggetto ready to use
e ready to host, ossia in grado di ospitare tecnologie abilitanti per la trasformazione digitale come ad esempio sensoristica, telecamere 5G AI o droni, per il controllo del territorio e dell’ambiente, nonché di supporto allo sviluppo
delle smart city e la riduzione del digital divide anche a livello sociale.
Un’infrastruttura che diventa un vero e proprio abilitatore per tutti quegli use cases di technology/industry 4.0 fondamentali per la costruzione di una smart country, ossia di un Paese moderno e sostenibile.
L’approccio sostenibile è parte integrante del vostro modo di lavorare. Quali azioni state intraprendendo per ridurre il vostro impatto?
Con la nuova INWIT, nata nel 2020, l’azienda ha iniziato un percorso importante verso un business sostenibile.
Abbiamo incluso la sostenibilità nel nostro piano industriale con il Report Integrato, abbiamo introdotto un nuovo modo di comunicare i nostri impatti e le nostre azioni di sostenibilità, dandoci target sfidanti come, ad esempio, la carbon neutrality nel 2024. Già prima di questa delicata fase energetica, abbiamo avviato lo scouting di alcune soluzioni green
per i nostri siti sia con pannelli solari, ma anche con altre tecnologie innovative, frutto della collaborazione con diverse università e start up.
A Brugherio, lungo l’autostrada A51 Tangenziale Est di Milano, lo scorso anno, abbiamo installato la nostra prima torre strutturata interamente in legno lamellare, materiale rinnovabile, in un’ottica di economia circolare. Una struttura
che si inserisce perfettamente nel territorio, visto che è adiacente al Parco delle Cave, oltre ad assicurare i servizi telefonici emergenziali, di particolare rilevanza per il traffico autostradale.
Siete stati recentemente assegnatari del Bando PNRR copertura 5G insieme a Vodafone e Tim. Che risultati vi aspettate in termini di riduzione del digital divide?
Grazie all’impulso del PNRR verrà abilitata la copertura dei borghi e di quelle aree che oggi soffrono del tema del digital divide garantendo in questo modo l’equità sociale e lo sviluppo industriale anche in aree considerate ancora oggi remote.Il PNRR ci ha dato la possibilità di avere investimenti importanti. Nei prossimi 3 anni andremo a coprire circa 1200 aree. Grazie al “Piano Italia 5G” del PNRR, per la realizzazione di nuove infrastrutture di rete idonee a fornire servizi radiomobili, che è stato aggiudicato al Raggruppamento Temporaneo di Imprese tra INWIT, Tim e Vodafone, l’Italia sarà il primo Paese a prevedere un intervento pubblico per il mercato mobile, finalizzato a favorire lo sviluppo di una tecnologia all’avanguardia anche nelle aree più svantaggiate a fallimento di mercato.
Progetti infrastrutturali come quelli legati al PNRR spesso si scontrano con tempistiche autorizzative dilatate. Come state gestendo questa situazione?
La questione delle tempistiche autorizzative è purtroppo un tema fondamentale. Progetti innovativi, che potrebbero davvero trasformare profondamente un determinato territorio, vengono a volte ritardati per processi autorizzativi di ottenimento dei permessi estremamente frammentati tra vari Enti e PA coinvolte e con tempi non in linea con le
necessità realizzative. Il Governo precedente da questo punto di vista si è dato molto da fare in termini di proposte semplificative, I fondi europei ci sono e sarebbe imperdonabile non sfruttarli a pieno per motivi di lentezza burocratica. E’ necessario assicurare la corretta interpretazione delle norme del DL Semplificazioni da parte dell’amministrazione locali così da poter procedere con la realizzazione delle reti in linea con gli obiettivi del Paese.
Una smart city si caratterizza per soluzioni all’avanguardia anche in ambito sanitario. Negli ultimi due anni sono oltre 40 le strutture sanitarie con cui avete siglato un accordo per la copertura con microantenne DAS (Distributed Antenna System). Ce ne vuole parlare?
Con questo tipo di coperture indoor la struttura sanitaria riesce ad offrire ai pazienti e al personale sanitario la possibilità di avere una connessione stabile e veloce alle principali reti mobili a prestazioni elevate, anche in ambienti chiusi,
dove il segnale, in condizioni normali, fatica ad arrivare. L’avvento del 5G farà inoltre da volano per lo sviluppo dell’IoT, l’Internet delle Cose, consentendo un ulteriore salto in avanti nella cura del paziente, semplificando le diagnosi a distanza e rendendo possibile la remote surgery. L’installazione dei DAS si è già rivelata di grande aiuto soprattutto nel periodo peggiore della pandemia, dando ai pazienti isolati e ai loro familiari, oltre che all’intero personale sanitario, la grande opportunità di comunicare con facilità.