Gilberto Mora, Presidente della Compagnia del Cioccolato, ci racconta da dove nasce la sua passione per il cioccolato?

La mia passione per il cioccolato nasce intorno agli anni 2000, 23 anni fa, e in qualche modo la ritengo la mia terza o quarta vita. Io ho vissuto cicli di vita legati alle mie passioni, per cui la mia prima grande passione è stata il teatro dove ho lavorato per quasi 10/15 anni con importanti maestri, con cui ho messo in scena tanti spettacoli.

La seconda passione è stata quella del cinema, dove ho lavorato per altri 10 anni, sia dal punto di vista cinematografico tout court, ma anche dal punto di vista dei grandi documentari, lavorando per il National Geographic e per altre case che si occupavano di documentaristica. La terza passione è stata il giornalismo, dove ho lavorato per 7-8 anni, durante questo periodo mi sono occupato dei temi legati al cibo, in particolare al cibo gourmet. Fino a quando il cibo gourmet è diventato in maniera più specifica il cioccolato. Grazie a questo interesse, negli anni 2000, sono entrato a far parte della Compagnia del Cioccolato e qualche anno dopo sono diventato Presidente nazionale,  tuttora ricopro questo ruolo. Da quel momento ho cominciato a insegnare come si degusta il cioccolato di qualità e come distinguerlo dal cioccolato mass market. Negli ultimi 7 anni il cioccolato non poteva far altro che introdurmi alla filiera del cacao, essendo strettamente collegati; per cui abbiamo iniziato a selezionare cacao di alta qualità soprattutto in Venezuela, in Colombia e dall’anno scorso anche in Ecuador, di conseguenza riusciamo ad avere una visione a 360° del cioccolato e del cacao.

Come è riuscito a far diventare le Sue passioni un lavoro? Qual è il segreto?

Nella mia vita non ho sempre fatto lavori legati alle mie passioni, c’è stato un periodo in cui sono stato Direttore della comunicazione e degli eventi in una delle agenzie più importanti in Italia, a Bologna.

Il mio segreto è stato lavorare seguendo i ritmi e i tempi del settore degli eventi e della comunicazione, è un mondo che richiede di essere un po’ duri e pronti a scendere a compromessi. Io l’ho fatto per un po’ di anni, e con i soldi guadagnati ho iniziato a pensare di lavorare sulle mie passioni, facendole diventare dei piccoli lavori. In realtà, da quando lavoro nel settore del cacao, cerco sempre di mettere fees molto basse perché desidero dare un ritorno a chi lavora duramente, i cioccolatieri e i campesinos.

 

Quali suggerimenti può dare a un giovane che deve entrare nel mondo del lavoro e vuole seguire la sua passione?

Io penso che il lavoro non debba essere solo lavoro. Nel lavoro che si sceglie, che si è imparato a scegliere, bisogna avere sempre un po’ di passione. Quando manca la passione, perché il lavoro ci può sembrare grezzo, arriva il momento in cui è necessario inventarlo, per trovare la propria via. Perché, nel momento in cui diventa solo un lavoro, ben presto subentra l’insoddisfazione. È lo stesso suggerimento che ho dato a mia figlia, nel momento in cui si è laureata in enologia. Ho deciso di farle trovare un biglietto per il Cile e uno per la California, dicendole: “Se vuoi, questo prossimo anno puoi fare 6 mesi in un posto e 6 nell’altro, e appassionarti a questo lavoro, dopo quello che hai imparato all’università”. Lei l’ha fatto e mi ringrazia ancora adesso.

 

Quali prospettive professionali per una persona che vuole entrare in questo settore?

Ci sono sempre più aziende di cioccolatieri in tutto il mondo che in questo momento non hanno un canale diretto per acquistare le materie prime. Per cui comprano il cacao sui mercati internazionali dai buyer, dove il più delle volte ti danno quello che interessa loro e non quello che invece ha una qualità intrinseca per fare del buon cioccolato. Alcuni possono diventare ricercatori di cacao e proporlo alle aziende. Questo lavoro consiste nell’imparare a viaggiare per il mondo, alla scoperta delle diverse tipologie di cacao, come chi va nelle vigne per scoprire le diverse qualità di uva. Il cacao lo si può trovare in Sud America, nell’Africa Centrale, ma anche nel Sud-est asiatico, nel Vietnam e in Papua Nuova Guinea. Un’altra professione interessante e molto ricercata è quella del chocolate taster, colui che insegna come si degusta il cioccolato e come distinguerlo da quelli di bassa qualità. Questa qualifica ti consente di lavorare nelle aziende di cioccolato per fare i panel test interni. Altre professioni sono quelle legate alla scrittura, infatti si può scrivere di cioccolato o ci si può specializzare nella vendita: sono molti gli store che vendono cioccolato, e i consumatori hanno sempre più bisogno di essere orientati.

 

 

La Compagnia del Cioccolato organizza diverse iniziative di cultura e formazione, quali sono le prossime?

 

Il nostro Open Day, che si terrà a Faenza l’1 e il 2 ottobre. Un’occasione di incontro per tutti i degustatori e i soci, dove andremo a raccontare quale sarà il nostro programma, cosa abbiamo fatto e cosa faremo, e si assaggerà il cioccolato. Quest’anno dovremo anche decidere come fare sviluppare ulteriormente il premio Tavoletta d’Oro, arrivato alla ventesima edizione, e vedremo di sentire insieme ai soci quali possono essere delle idee innovative per questo premio, per apportare dei piccoli cambiamenti al nostro classico premio che seleziona i migliori cioccolati italiani. Poi come sempre i nostri Master che sono un elemento importante per la didattica, per diventare chocolate taster, quest’anno ne facciamo uno, l’8 e il 9 a Ferrara, poi ne stiamo pensando alcuni da fare a Massa Carrara, ma anche a Bergamo, questi ultimi sono previsti per l’inizio del 2023.

Quest’anno sarà presente all’Open Day il nostro referente Marcello Faggella che si occupa della parte green della Compagnia del Cioccolato, parleremo di tutto ciò che bisogna mantenere saldo nel mondo della produzione del cacao e delle piantagioni, e nel mondo della produzione dei cioccolati. Perché è fondamentale che continuino a essere rispettate le  regole di qualità, di bontà e pulizia. Un lavoro a cui teniamo molto perché troppo spesso sia produttori che alcune piantagioni, si dimenticano di essere seri da questo punto di vista. L’impatto ambientale è importantissimo, noi abbiamo inventato, come Compagnia del Cioccolato e grazie al supporto di alcuni ingegneri in Venezuela, un sistema naturale che si basa sui lombrichi e il carbone liquido, l’humus che si viene a creare è utilizzato in moltissime piantagioni per impedire che vengano raccolte dalle radici i metalli pesanti. Questo sistema è importante soprattutto in Sud America dove il terreno, normalmente molto vulcanico, è ricco di metalli pesanti che bisogna cercare di tenere il più bassi possibile.

Quali saranno le tue prossime sfide?

Io spero di riuscire ad avere un’altra svolta di dieci anni, sto già cercando qualcuno a cui affidare la Compagnia del Cioccolato. Ho bisogno di staccarmi da tutti questi mondi per un po’ di tempo. Da quasi 15 anni sono fotografo, ho fatto una serie di mostre nel corso della mia vita, è un mondo che mi interessa molto e potrebbe essere la mia prossima svolta. Mi auguro di riuscire a farlo perché mi dà grande serenità.

Grazie Gilberto, le tue parole dense di passione per il tuo lavoro sono di grande ispirazione per tutti coloro che stanno cercando la propria strada professionale.

 


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Presidente di Job Farm e Direttrice di Job Farm News, si occupa da oltre 15 anni di formazione, lavoro, risorse umane e innovazione. Dirige SportelloStage partner di Recruit srl, agenzia di intermediazione, e Ems società di consulenza HR.