Intervista a Gianpiero Mauro
Gianpiero Mauro Founder e Ceo di Italian Luxury Hospitality Academy ci può fare una fotografia del settore lusso in Italia e all’estero sia in termini di offerta di servizi che di forza lavoro?
La fotografia è quella di un comparto “ad altissimo potenziale di attrazione”, eccellente nell’offerta di prodotti esperienziali ed esclusivi verso i clienti, che punta a suggestioni sempre originali.
Ad una clientela esigente vengono proposti servizi sempre più personalizzati e volti alla sostenibilità, interazione umana cordiale e sempre attenta.
L’ospitalità di lusso nel corso degli anni si è adeguata ai cambiamenti andando incontro alle esigenze di mercato.
Al contempo, però, riscontro che non riesce a “vendere” soprattutto a chi ci lavora o desidera lavorarci e che non riesce a tenere il passo con le nuove generazioni e le loro consapevolezze. Salvo lodevoli realtà aziendali.
Certamente la pandemia, la guerra, i rincari hanno travolto come una valanga tanti settori, tra cui quello del lusso, oggi in difficoltà. Difficoltà che riguardano non solo gli aumenti delle materie prime e del costo della forza lavoro. La pandemia per esempio ha avuto un impatto determinante sulla vita delle persone e dei lavoratori, li ha portati a modificare le priorità e a rivedere un’idea di qualità della vita che vede al primo posto il tempo e, a seguire, un’adeguata gratificazione del lavoro svolto. Il settore dell’ospitalità ha mostrato la sua fragilità durante la pandemia che ha profondamente mutato la percezione dei lavoratori soprattutto riguardo l’insicurezza del posto di lavoro.
Segnatamente nell’ospitalità e nella ristorazione con un evidente declino dell’offerta di lavoro. Questo fenomeno costituisce oggi oggetto di dibattito, anche se il problema dell’offerta di lavoro, nell’ospitalità e nella ristorazione, è presente da qualche decennio, ma che con l’arrivo della pandemia è diventato estremamente evidente.
Quali sono le cause della carenza di personale nel settore lusso?
Le cause della carenza di personale sono diverse. Criticità, su cui lavorare, con un serio e concreto impegno da parte di tutti, istituzioni e non.
L’innalzamento dell’età media della società ha ridotto uno dei tradizionali bacini di reclutamento costituito dai giovani.
La flessibilità oraria e la stagionalità vengono considerati fattori che influiscono negativamente sulla scelta del settore.
Il ridimensionamento delle attività turistiche e le interruzioni prolungate legate alla pandemia hanno spinto molti lavoratori a rivolgersi ad altri settori in cerca di lavoro, penalizzando le professionalità del settore e trasmettendo una immagine di precarietà.
L’influenza del reddito di cittadinanza sull’accettare o meno lavori con contratti a termine.
La mancanza di una capillare connessione con il mondo dell’istruzione e della formazione, per far apprezzare il lavoro nell’ospitalità.
Oltre alla retribuzione, che non sempre è in linea al tipo di impegno richiesto.
La sfida futura è quella di riattrarre coloro che sono stati allontanati, le nuove generazioni. ed assumere persone autentiche e che hanno un concreto desiderio di lavorare nell’ospitalità. Al tavolo dei confronti e delle decisioni sul futuro del turismo e dell’ospitalità ci devono essere seduti anche i giovani: il futuro appartiene a loro.
Qual è allora la formula per un percorso di inserimento e crescita professionale nel settore lusso? Su cosa devono fare leva le aziende per riuscire maggiormente ad attrarre e trattenere i collaboratori?
Mi chiedo continuamente se ci sono ancora buoni motivi per intraprendere una carriera nell’ospitalità e verso i ruoli cardine della ristorazione per esempio e quanto sono attrattive oggi queste aziende.
Le aziende devono far leva sui propri punti di forza per spingere le nuove generazioni a voler svolgere questi mestieri dal fascino intramontabile.
Il settore dell’ospitalità di lusso ha come obiettivo quello di rendere i clienti felici: questa dovrebbe essere la base per attrarre i collaboratori. È uno scopo “favoloso e potente”. La maggior parte delle leve dovrebbero partire da qui, puntando sugli ingredienti attrattivi del settore: aiutare gli altri a stare bene e a realizzare i propri sogni, il contatto umano, la possibilità di confrontarsi con nuove culture. Considerare questo scopo la vera leva motivazionale vuol dire valorizzare la squadra, creare unione, orgoglio e senso di appartenenza, attivare azioni che possano favorire l’equilibrio vita/lavoro e prospettare ai collaboratori un futuro professionale stabile.
Così come ascoltando i collaboratori ci sarebbe ampio spazio per l’implementazione di politiche semplici, efficaci e adatte per il miglioramento del clima e del benessere aziendale.
Il lavoro deve essere un valore aggiunto nella vita della persona: non soltanto retribuzione ma anche possibilità di formazione e di crescita personale. Il vantaggio dell’ospitalità sta nel disporre elementi che, soprattutto i giovani ricercano, in un’esperienza di lavoro. Gli stessi collaboratori che parlano bene dell’azienda è una strategia di successo.
Tornare ad essere attrattivi, mettendosi al passo con le esigenze delle nuove generazioni, rivedendo il proprio approccio alle risorse umane ripartendo dal cuore della propria missione: gratificare e rendere le persone felici.
Per un giovane che vuole entrare a far parte di questo settore, quali sono le competenze necessarie?
Al momento, ahime, a prescindere dalle competenze, si denuncia la carenza, la mancanza di personale. Non c’è personale è l’affermazione ricorrente, e se si trova, non è motivato. Ed analizzando i vari pareri come dicevo prima c’è chi critica le imprese perché non pagano abbastanza, chi critica il reddito di cittadinanza, chi critica il giovane scansafatiche, chi critica le istituzioni, chi critica la formazione.
ll mondo è cambiato, le risorse umane pure. Dobbiamo farcene una ragione. Un fenomeno che non è solo italiano ma che purtroppo è globale.
Nel settore ci sono reali e concrete possibilità: chi ha la giusta passione e attitudine troverà il suo posto nel mondo del lavoro nell’ospitalità e ristorazione di livello, tenendo inoltre presente che lusso non è più sinonimo solo di un alto valore economico, ma di un certo modo di sapersi porre ai clienti.
Da decenni hotels e ristoranti stanno attraversando un’evoluzione epocale in un mondo talmente variegato che non può esserci un modello di servizio ideale per ogni tipologia di proposta. Esiste dunque una grande fascia dell’ospitalità di lusso che rivendica un nuovo modello formativo: oltre alle competenze tecniche, si richiedono anche persone talentuose e accattivanti, che abbiano charme. L’Hotel che vive per dare ospitalità, vive solo se basato sulla componente umana, la cortesia verso chi è ospite, l’affabilità; pertanto qualunque professionista deve essere prima di tutto accattivante, la sua prima caratteristica deve essere quella attrattiva, un insieme di simpatia, empatia, cordialità ed efficienza che caratterizza il suo comportamento.
Ci sono ancora troppe attività manuali che non danno alcun valore aggiunto all’esperienza dell’ospite in hotel e che potrebbero essere presi in carico dalla tecnologia. Un’altra competenza necessaria è quella digitale.
Lei è Founder e Ceo di ILHA ci racconti com’è nata questa Academy e con quali obiettivi?
L’Accademia è il frutto di una ultraventennale attività professionale nel settore della direzione delle risorse umane nel mondo dell’Hotellerie d’eccellenza e nasce dalla convinzione che le esperienze di valore generano un significativo impatto sul sistema economico e sociale attraverso il trasferimento di buone pratiche. In un periodo in cui si prova ad eliminare il timore di un “male futuro” e il ricordo di un “male passato”, bisogna insegnare a chi lavora o vuole lavorare nel mondo dell’ospitalità l’”arte del vivere”, che, come dicevano i Greci, consiste nel riconoscere le proprie capacità, nell’esprimerle e vederle fiorire. C’è la necessità di costruire persone più “sicure” e ”consapevoli” per affrontare una nuova era. Nell’Accademia che dirigo stiamo applicando questa regola.
Qual è il progetto educativo e il piano formativo di ILHA?
L’obiettivo del percorso di studi è quello di formare persone attraverso un progetto educativo capace di far emergere da ogni studente il meglio dei propri principi, delle proprie abilità e che mira al completo sviluppo personale e professionale.
La “Italian Luxury Hospitality Academy” è un punto di riferimento di prestigiosi marchi di lusso alberghieri e si impegna a sostenere la domanda di capacità professionali e supportare i loro processi di inserimento lavorativo. Si potrà scegliere di frequentare “La ristorazione nell’ospitalità di lusso: cucina raffinata e arte del servizio” oppure “L’ospitalità alberghiera di lusso: arte dell’accoglienza e cura degli ospiti”; transitando per quattro ambiti disciplinari, all’interno dei quali sono stati individuati le principali attitudini e competenze che, chiunque voglia lavorare nel mondo dell’ospitalità, deve saper esercitare alla perfezione.
L’approccio privilegia infatti l’apprendimento esperienziale, creando un luogo dove condividere, trasferire e sperimentare la cucina raffinata e l’arte del servizio (Forma & Sostanza) e l’arte dell’accoglienza e cura degli ospiti (Sintonia & Dettagli). Ai due ambiti specifici se ne aggiungono altri, comuni: Sequenze & Frequenze, Incertezza & Energia, Benessere & Armonia, previsti per entrambi i corsi.
Il piano di studi multidisciplinare si basa sull’integrazione coordinata di solidi riferimenti teorici ed esperienza diretta nelle aziende, di docenti accademici e di professionisti del settore. Alla fine del percorso di studio gli studenti vengono selezionati e inseriti per il tirocinio in una delle strutture di lusso a cinque stelle, partners dell’accademia e seguiti nell’avvio della loro carriera lavorativa. La Italian Luxury Hospitality Academy investe sulla formazione specifica e su aziende e posti di lavoro di qualità.
Interviste
2022-10-14 13:43:01
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