Intervista a Cristina Sottotetti
Cristina Sottotetti, responsabile del career service di un’importante università milanese. Grazie per questa intervista, raccontaci quale strada hai intrapreso per assumere questo importante ruolo.
La mia storia professionale inizia con la mia passione per le risorse umane, ho ricoperto ruoli fino a quello di Managing Director in una società di recruitment e anche nell’ambito delle risorse umane; proprio dopo questa esperienza, in cui venivo spesso chiamata nelle università per degli speech, mi sono appassionata a questo mondo e all’orientamento professionale dei giovani. Ho analizzato tanti percorsi di carriera e proprio da questo mi è venuta l’idea di mettere queste mie conoscenze a disposizione dei giovani, per aiutarli a non commettere errori soprattutto nelle primissime fasi della carriera, perché spesso accettare uno stage o una posizione lavorativa non pertinente al proprio percorso o al proprio progetto può essere controproducente, bisogna pensare in modo strategico. Meglio fermarsi un attimo e chiedersi, anche prima della laurea, “Io cosa voglio fare?”. Spesso questa parte manca ai ragazzi: la conoscenza del mercato, cosa vuol dire lavorare per una piccola azienda o una grande, le responsabilità del ruolo, e noi offriamo tanti servizi in questo senso. Essendo nata nella consulenza HR e avendo seguito più di cento aziende in tre anni, ho visto tanti modelli organizzativi che mi hanno insegnato i percorsi possibili all’interno di un’organizzazione. Spiegare queste cose ai ragazzi è un valore aggiunto perché si esce dall’università con conoscenze teoriche e poi non si sa nulla su come sia organizzata un’azienda con la conseguenza che spesso non si sa come muoversi all’interno di esse.
Secondo te, per raggiungere la realizzazione professionale che consiste nello stare bene sul proprio posto, quanto incide il percorso di studi fatto e quanto la motivazione ad avere un obiettivo da raggiungere?
La motivazione e l’obiettivo in sé sono fondamentali anche se non si hanno le competenze, io sono una che insiste molto sulle competenze perché non sempre ci si può improvvisare, le aziende stanno in piedi grazie alle persone competenti. Si può avere l’obiettivo chiaro ma le competenze rimangono fondamentali per ricoprire certi ruoli, che vedono proprio la congiunzione di questi due aspetti.
Hai già menzionato l’errore di intraprendere un percorso senza avere chiari gli obiettivi, quali altri errori da evitare?
Sicuramente è la poca conoscenza del mercato, i ragazzi hanno in mente i brand più conosciuti e ignorano altre realtà che lavorano per clienti importanti, non conoscono l’azienda e ne ignorano le vari parti, a chi rifiuta di lavorare per realtà più piccole consiglierei di fare meglio un’analisi prima di rifiutare. Ci sono brand poco noti ma con clienti importanti che possono garantire crescita e formazione; l’errore è quello di essere superficiali in queste scelte, il fermarsi alla superficie di quello che si ha in mente e non approfondire.
Quali supporti si potrebbero dare ai ragazzi, sia a livello scolastico che di formazione professionale, per migliorare la capacità di analisi e potersi affermarsi un domani?
Ritengo che una formazione prestigiosa non possa bastare per garantire successo ai colloqui, ma può essere d’aiuto se accompagnata da un approccio corretto e da un cv ben fatto. Il cv è la prima presentazione del nostro profilo, bisogna dunque assicurarsi che trasmetta i valori che ci appartengono, oltre alle nostre esperienze. Un cv poco curato può essere la causa di una mancata risposta del recruiter. Sicuramente le scuole e le università dovrebbero adoperarsi per trasmettere questi valori ai ragazzi, contribuendo a cambiarne l’approccio e la visione.
Pensi che i giovani italiani abbiano bisogno dell’orientamento professionale per raggiungere il mondo del lavoro?
L’orientamento professionale è fondamentale ed è questa la chiave di svolta per evitare di commettere i suddetti errori; nell’università dove lavoro si fanno tanti incontri di orientamento professionale, proprio perché i ragazzi non conoscono tutte le opportunità di carriera che possono avere. Pensando a me stessa e a tutti gli errori che posso aver fatto, sono convinta che se avessi avuto una persona di riferimento probabilmente alcuni li avrei evitati. Si può parlare anche di necessità di accompagnamento al lavoro, sia in termini di scelta che nel periodo di ingresso in azienda, concentrandosi anche sul giusto approccio che bisogna avere non solo con le mansioni da svolgere ma anche con i colleghi. Anche lo stage può essere un momento di crescita personale, concentrarsi sullo sviluppo dell’intelligenza sociale si evita che le persone interrompano il rapporto per questioni di antipatie tra colleghi. Questi sono tutti cambiamenti che possono abbattere dinamiche tossiche all’interno delle aziende che non fanno bene a nessuno e scoraggiano chi inizia.
Per chi è alla ricerca di una posizione, un altro consiglio che posso dare è quello di essere curiosi e non precludersi alcuna possibilità, fare un colloquio per una posizione non apparentemente interessante o che non rispecchia ciò che vogliamo per noi stessi può diventare un’opportunità, perché il recruiter può rimanere colpito a tal punto da ricontattare il candidato per un’altra posizione. Mente aperta e pochi preconcetti.
Cristina in qualità di coordinatore del tavolo Università Imprese di GIDP, quali ritieni siano i collegamenti che ancora devono essere attivati o migliorarli, tra imprese e università, per rendere più efficace l’inserimento dei giovani?
Intraprendere percorsi progettuali per aumentare la visibilità degli studenti è sicuramente un tema che ho particolarmente a cuore, e ciò deve essere un’iniziativa sia da parte degli studenti che dalle stesse aziende, parlo di momenti di crescita e confronto. Sono ancora poche le aziende che fanno ricerca e sviluppano progetti non solo con gli enti di ricerca ma anche con gli studenti stessi.
Impegnarsi nel sociale può essere importante per la crescita professionale del giovane?
Io non parlo più di profilo bensì di percorsi professionali e di competenze che formano il profilo, la job description in parte è superata; per crearti un profilo completo ad oggi è importante non porsi limiti, arricchirsi anche con questo tipo di attività. La restituzione delle competenze acquisite è un circolo di dare-avere benefico non solo per chi lo riceve ma anche per chi dona, anch’io ho ricevuto nozioni e informazioni che mi hanno resa la persona che sono oggi, e fare del bene al prossimo attraverso ciò che ho acquisito ha un ritorno sociale importante. Questo è arricchirsi.
Per concludere una domanda sui tuoi prossimi obiettivi e un sogno da realizzare.
Ogni tanto vorrei avere più tempo da dedicare a tutte le mie attività e al volontariato e all’associazionismo. Ho la fortuna di fare un lavoro che adoro e che quindi non mi pesa, percui professionalmente mi sento realizzata; la mia soddisfazione è vedere i ragazzi che seguiamo soddisfatti all’interno della realtà lavorativa. Questa soddisfazione mi appaga e non mi fa desiderare altro. Un unico sogno da realizzare in pensione è quello di aprire un CRAS, un centro di recupero per animali selvatici: sostenibilità e volontariato è anche questo, occuparsi della salvaguardia dell’ambiente e degli animali per poter vivere meglio su questo pianeta.
Interviste
2023-02-15 13:49:07
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