Intervista a Giancarlo Restivo

Intervista a Giancarlo Restivo

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Calogero Gian Carlo Restivo o semplicemente Giancarlo Restivo è un imprenditore nell’ambito della Sicurezza sul lavoro e della Realtà aumentata applicata alle aziende. Presidente di Nuova Organizzazione d’Imprese e Segretario Generale della squadra di calcio Safetyplayers, Nazionale Italiana Sicurezza sul Lavoro. È anche autore indipendente nell’ambito letterario e musicale.

 

Gian Carlo, qual è il tuo percorso professionale?

Io sono nipote di un piccolo imprenditore della Valle dei Templi. Forse è da lì che ho preso l’indole di rischiare nel lavoro. Aldilà di questo, il mio percorso professionale parte dai tempi dell’Università Statale di Milano, alla facoltà di Scienze Politiche, dove studiavo e contemporaneamente lavoravo. Sì, perché mi ero reso conto, paragonandomi con amici, che il mondo del lavoro richiedeva esperienza pregressa oltre lo studio.

Posso dire di aver fatto tutta la gavetta necessaria che esigeva quel periodo. Successivamente, a conclusione del mio percorso di studi, volendo costruire una famiglia, ho puntato su una scelta che a quei tempi è risultata decisiva: bisognava imparare un mestiere! Perciò ho accettato la proposta di una piccola realtà che si occupava di sicurezza sul lavoro, dove ho messo anima e corpo per imparare quanto serviva a farla crescere. È stato in quel periodo, che è iniziato anche il mio percorso nell’ambito dell’associazionismo, incontrando l’AiFOS, l’Associazione Italiana Formatori ed Operatori per la Sicurezza sul Lavoro, dove poi mi sono sviluppato fino a divenire Consigliere Nazionale per due mandati. All’interno di quell’esperienza ho imparato che i rapporti, nel mondo del lavoro, sono la grande ricchezza.

Il tuo ruolo oggi

Oggi ho due aziende, IS&FM International Safety and Facility Management, dove mi occupo di fare formazione e consulenza per la sicurezza sul lavoro per medio/grandi aziende, dislocate anche all’estero; ed Empiria Group, partner Sole24Ore, una società che applica le nuove tecnologie, soprattutto di realtà aumentata, ai momenti formativi o alle esigenze tecniche di miglioramento della sicurezza negli ambienti di lavoro.

Mentre il mio impegno associativo mi ha portato nel 2011 a fondare la Nuova Organizzazione d’Imprese – di cui sono presidente da allora –  un organismo sovrassociativo che ha come obiettivo di mettere in relazione la classe dirigente delle associazioni imprenditoriali e professionali del territorio con le istituzioni, così come di organizzare eventi dove le basi associative di queste associazioni possano dialogare. Una cosa nuova, appunto, non certo la solita associazione di servizi. E poi la grande esperienza che mi ha riempito cuore e mente che è la Safetyplayers, la Nazionale Italiana Sicurezza sul Lavoro, fondata qualche anno fa con amici e che ha reso molto più appassionante il mio mestiere. Questa realtà è una Nazionale Sociale, una squadra di calcio come la Nazionale cantanti, che gioca partite di impegno e beneficenza per sostenere azioni a favore della promozione del valore della sicurezza sul lavoro.

Quanto è importante “fare rete tra imprese” e perché?

L’esperienza ci insegna che l’uomo è rapporto con l’altro. Solo in questo modo si sviluppa! Le idee vengono a partire dal paragone con altre esperienze, siamo esseri creativi, non creatori; perciò, costruiamo sulle spalle di chi ci ha preceduto. Per questo il networking è alla base del fare impresa. Ma non solo tra imprese. È necessario che un imprenditore si circondi di una buona squadra, di buoni partner che possano integrare i propri servizi o prodotti, di buone relazioni di business e istituzionali. Fare rete è necessario a tutto tondo! I tasselli da introdurre sono numerosi, ma vale la pena, innanzitutto perché si vive con più gusto e, nel tempo, non ci si stanca.

Quanto i tuoi valori sono stati importanti nella tua carriera professionale e perché?

Ne sono l’origine, perché noi siamo ciò che amiamo; perciò, non possiamo scinderci da quelli che sono i valori che costituiscono il nostro agire. Potrei dire che la mia stessa identità, quello che sono e il mio fare, sono fusi all’ideale a cui sono stato educato. Se riconosco la convenienza umana nel cercare di vivere intensamente e autenticamente il reale, non rinnegando nulla, è grazie alla forma di educazione che mi ha raggiunto e che viene dalla tradizione che è la spina dorsale di una vera cultura. Da questa posizione, se vissuta con altri che hanno la stessa tensione e la stessa passione, nascono opere a servizio del bene comune. Per me ogni dimensione della vita è degna di non essere censurata: il sociale, con la Nazionale della Sicurezza sul lavoro; la società con Nuova Organizzazione d’Imprese; la cultura, con il mio impegno come divulgatore e scrittore. Ogni ambito va considerato, perché la vita è una, indivisibile. Quando si prova a vivere a scompartimenti, è allora che nascono i disordini, anche personali.

In che modo la pandemia ha cambiato il nostro modo di lavorare?

La pandemia ci ha isolati e abituandoci, ci ha assuefatto a questo stato di cose. Ma noi non siamo lavatrici da programmare, per cui per concludere un affare non basta fare una videocall. Quello è un comportamento da funzionario. Un imprenditore ha bisogno di relazione, visione del cliente, per essere creativo e proporre soluzioni. Se non conosco la realtà con cui ho a che fare, ma la vedo solo attraverso una finestrella digitale, come potrò proporre innovazioni? Farò solo quello che mi viene chiesto, come un compitino da svolgere. La pandemia, così come la paura della guerra, rischia di farci rattrappire e ripiegare su una posizione comoda che non è però, quella che la realtà richiede. La realtà è mutevole oltre i nostri tempi di reazione, se vogliamo rispondervi dobbiamo stare al passo, non di certo dietro uno schermo. Ho bisogno di incontrare l’altro per sapere chi è, pranzarci, parlare del più e del meno… Solo così potrò scoprire se condividiamo un immaginario comune e intuire veramente cosa mi sta chiedendo. Molte volte un cliente pensa di cercare una soluzione, quando invece ne potrebbero esistere delle migliori. Ecco, aiutiamoci a tiraci fuori dalla comodità delle videocall a cui la pandemia ci ha abituato. Perfino il lavoro dipendente è stato chiuso nella gabbia dello smartworking. Ma un lavoratore non è un numero, da valutare sulla base degli obiettivi che raggiunge. Posso giudicare una macchina sulla base delle prestazioni, ma una persona è molto di più di questo. E la creatività, la novità, l’impegno di una persona non si toccano su obbiettivi raggiunti, ma si giudicano su quanti frutti ha portato nel fare un percorso. Non possiamo non tenere presente l’ontologia del lavoro, sacrificandola all’abbattimento dei costi. Quindi, l’eredità della pandemia sarà veramente ardua da combattere.

Quali consigli puoi dare ad un giovane che entra nel Mondo del lavoro?

Questa è una bella domanda, non sono capace di dare consigli. Posso solo dire quello che io ho sperimentato come positivo per me. Non vi parcheggiate in Università, studiate, ma entrate subito nel mondo del lavoro, anche facendo dei piccoli lavoretti, vanno anche bene quelli, ma ci sono dinamiche che a scuola non si studiano nel mondo del lavoro. Appena siete dentro una realtà, cercatevi dei punti di riferimento, si impara solo guardando chi è più avanti di noi. E in ultimo, trovatevi due o tre colleghi con cui condividete una simpatia, è l’unico modo per vivere umanamente una ambiente di lavoro, anche quello che inizialmente non può piacerci.

Qual è la tua prossima sfida professionale?

Guarda, dopo essere riusciti, come Nuova Organizzazione d’Imprese, nel far passare l’articolo 29 bis del decreto liquidità, che ha permesso alle aziende Italiane di ricominciare dopo il lockdown, limitando la responsabilità degli imprenditori all’applicazione dei protocolli; e dopo essere riusciti, con la Nazionale Italiana Sicurezza sul Lavoro a rivoluzionare il settore facendo introdurre la formazione obbligatoria dei Datori di Lavoro in materia, il mio prossimo obbiettivo è che tutte le realtà in cui sono impegnato, dalla mia famiglia, all’attività come scrittore, alle realtà profit o no profit, diventino più interessanti per tutti. Che siano un esempio di bene da poter guardare in un tempo di ritirata dalla realtà. E soprattutto di farlo con i miei amici, ecco sì, voglio godermi il poter produrre valore con le persone che più mi sono consone. L’associazionismo imprenditoriale ha bisogno di essere scongelato, quindi Nuova Organizzazione d’Imprese dovrà rinnovarsi ulteriormente. Con la Nazionale Italiana Sicurezza sul Lavoro invece, ci sarà da organizzare la Coppa del Mondo del Lavoro, il più grande evento mediatico in materia. E anche dal punto di vista culturale, la mia attività come scrittore, poeta e musicista mi vedrà in giro per l’Italia per un po’ di incontri dove raccontare il mondo che porto. Direi che in campo c’è davvero tanto per esserne grati, nonostante le difficoltà imprevedibili di questo periodo. Ma non fermiamoci, auguriamoci di non stare ma tranquilli! L’orizzonte della vita non potrà mai essere il non avere problemi. Quelli ci saranno sempre e sempre più drammatici, quindi la soluzione sta nel non essere soli nel guardarli in faccia!

Interviste

2022-09-08 13:57:33

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Marina Verderajme

Presidente di Job Farm e Direttrice di Job Farm News, si occupa da oltre 15 anni di formazione, lavoro, risorse umane e innovazione. Dirige SportelloStage partner di Recruit srl, agenzia di intermediazione, e Ems società di consulenza HR.

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