LUCA NANNIPIERI, famoso critico d’arte italiano, curatore di mostre, convegni e libri tradotti e pubblicati anche all’estero. Lo abbiamo intervistato, nella sede di Italia Nostra a Milano, in occasione della presentazione del suo ultimo romanzo “Candore Immortale” (Rizzoli), un viaggio con Antonio Canova tra amore, arte e libertà nell’Europa infiammata da Napoleone.

Quali “doti” deve avere un giovane che vuole lavorare in ambito artistico e culturale?

La prima dote è la personalità. Se niente ti contraddistingue, come puoi essere scelto? La pura competenza non basta perché, mentre in ogni città ci sono tanti avvocati e dentisti, di lavori economicamente retribuiti nell’arte e nella cultura ce ne sono pochi, per cui molti individui, anche molto bravi e preparati, si trovano a competere per pochi posti, ruoli, risorse e contratti. Se la tua personalità non si contrassegna per qualcosa, fai la fame, perché nessuno ti cerca. Dunque prima dote: avere una spiccata personalità. La seconda dote: la versatilità. Avere una spiccata personalità versatile. Io scrivo libri per i più grandi editori, in cui ci metto l’anima e tanto studio, ma non basta: devo andare in televisione, stare sui quotidiani, fare le conferenze e le mostre nei musei, nei teatri, nelle fondazioni, seguire i social, perché la mia personalità generi introiti economici. Se vuoi garanzie a vita, ci sono i concorsi pubblici per soprintendenze, teatri e insegnamento, altrimenti nessuna garanzia salvo quella di dover ogni giorno aver ben chiaro ciò che vuoi fare e trovare i modi attraverso cui tutto questo produce chiamate e richieste dagli altri e dunque guadagno. Non sentitevi soli. Ricordatevi che anche Dante, Michelangelo o Raffaello avevano gli stessi problemi.

Oltre alla formazione specialistica dunque è necessario acquisire competenze digitali, competenze trasversali…

Le competenze trasversali, nei lavori culturali, sono fondamentali. Puoi essere il maggior studioso del barocco o della musica sinfonica, ma se non hai gli strumenti per trasformare questa competenza spiccata in reddito, fai poca strada. O ti tutela lo Stato, tramite un posto pubblico e un reddito garantito, oppure sei portato tu stesso a generare quella versatilità di mezzi, di espedienti, di idee e di personalità attraverso cui emergere sugli altri e generare introiti su di te. Immaginatevi di essere proprietari di un ristorante in una strada dove ci sono dieci ristoranti e poche persone che desiderano mangiare. Non basta cucinar bene, devi catturare il cliente. Sappiate che anche Canova, per portarsi il cibo a casa, non stava su una collina a cercare l’ispirazione divina, ma doveva tessere relazioni e convincere ricchi borghesi, politici, amministratori, reali, papi, addirittura imperatori.

Perché in Italia è difficile trovare occupazione nel settore dell’arte e della cultura? Cosa manca per creare quel ponte tra studi e lavoro?

L’Italia investe poco e male sulla cultura e disincentiva il profitto su di essa. Abbiamo una struttura statale assai carente ai tempi d’oggi, come lo è il Ministero della Cultura. Un quotidiano nazionale pubblicò un mio libro allegato al giornale, il cui sottotitolo aveva: “Perché abbiamo il patrimonio artistico più statalizzato e meno valorizzato d’Europa” dieci anni fa circa. Siamo ancora allo stesso punto, con il macigno di due anni di pandemia che hanno quasi azzerato gli introiti dei liberi professionisti della cultura e una guerra che, per le sue ricadute sulle tasche e sulle prospettive dei
cittadini, sta rendendo più incerti gli investimenti privati sull’arte e sulla cultura. Basta vedere i cinema e le mostre che non si sono rialzati, dopo che il Covid è stato arginato. Cosa manca? Una riforma strutturale, dettata da un Governo, che dia ossigeno alle decine di migliaia di disoccupati, liberi professionisti e partite iva sulla cultura, che vivono a fatica delle loro competenze, quando invece in un paese come l’Italia, delle loro competenze e del loro ingegno ne abbiamo bisogno come il pane.

Quando ha capito che stava intraprendendo il percorso giusto per affermare il suo progetto professionale?

Quando iniziai a pubblicare con grandi editori e fui chiamato da Rai 1 per curare una rubrica d’arte. In quel momento capii che il percorso che avevo costruito, il progetto professionale su cui stavo lavorando, iniziava a dare i suoi frutti.

Perché è importante l’arte e la bellezza nella vita dell’uomo?

Una delle attività che l’uomo fa da millenni è, oltre a soddisfare i bisogni primari, rappresentare per immagini, parole e suoni, la bellezza. L’Italia è chiamata “il Bel Paese” proprio perché da millenni ci siamo applicati all’arte e al bello. Per questo dico ai giovani: credete ai vostri studi, alle vostre competenze. Metteteli a frutto con ingegno e caparbietà. L’Italia avrà un futuro solo se saprà generare redditi non saltuari ma continuativi e strutturali attorno alla cultura.

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Presidente di Job Farm e Direttrice di Job Farm News, si occupa da oltre 15 anni di formazione, lavoro, risorse umane e innovazione. Dirige SportelloStage partner di Recruit srl, agenzia di intermediazione, e Ems società di consulenza HR.